Oggi…
 le persone sono  esposte a più informazioni che mai e diventano esse stesse “pacchetti di informazioni” per il libero mercato.

Oggi…
tutti sanno tutto, basta fare una capatina su Wikipedia,  chi come lettore, chi come scrittore (alla ricerca vana della costruzione  di un’ agiografica identità).

Oggi…
 basta avere una domanda. La puoi prendere in prestito ( in tal caso meglio sarebbe cosa carina ringraziare sempre  il  nostro fornitore di fiducia), condividerla tramite un social media e il dibattito diventa virale: fagocita tutto e non ti restituisce nulla, a partire dal tempo.

Oggi…
 è d’uopo essere “senior” sul lavoro, ma guai ad esserlo anche nella vita: si rischia la rottamazione o, ancor meglio, in quanto meno dispendiosa, l’estinzione.

Oggi…
è essenziale pubblicare per convincere qualcuno di ciò che sai fare, meglio ancora se, prima ancora di cominciare, sei a credito di competenze: l’importante è averne tante, cosi le puoi barattare in referenze .

Non c’è che dire… lo scenario mi sembra già abbastanza desolante.

Potrei proseguire, ma non voglio infierire, anche se non mi dispiace “sformare”, lo trovo,  molto spesso, più divertente dell’informare.

Eppure, sotto sotto, c’è qualcosa che risuona, un’eco che non ne vuol sapere di tacere e, come la brace, arde.

 Sotto questo incessante bombardamento di parole,  scalpita un istinto primario, un’esigenza impellente: fare pulizia, andare al sodo, diventare  elementari (potrebbe anche significare “ritornare alla scuola elementare”).


Dare valore a ciò che ha valore…prima  per noi e, poi, per tutti gli altri.


Recuperare  quel “senso di fierezza”, che, un po’,   sembra richiamare le  “buone cose di pessimo gusto” di Gozziniana memoria, di cui, forse,  oggi, c’è tanto bisogno.

Quando ci sentiamo fieri, diventiamo forti.
Nell’istante in cui percepiamo di sentirci fieri, sorridiamo (e con pudore lo nascondiamo) consapevoli del fatto che, in quell’istante, tutto è sotto controllo, anche quello che non lo è.

Lo sguardo cambia e diventiamo solidi nel pensiero e agili nell’azione.

Non sappiamo bene il perché, ma siamo certi che nessuno potrà scalfire in noi la forza che abbiamo, anche se non si vede.

In quell’istante nessun potrà, efficacemente, mettere in discussione, quello che in noi diventa, contemporaneamente,  valore (rispetto ad un percorso fatto) e guida (rispetto ad un cammino da intraprendere).  

In cuor nostro sappiamo che siamo fieri di ciò che abbiamo ottenuto facendo i conti  con la fatica (per lo sforzo prolungato e l’attesa interminabile) e la frustrazione (per l’assenza reiterata delle buone e autentiche parole da parte di chi afferma di conoscerci bene e, per questo motivo, di sapere cosa sia meglio per noi).

Abbiamo patito, ci siamo messi in discussione senza, spesso, attribuirci alcun valore, ma alla fine l’agognato traguardo è raggiunto: ce l’abbiamo fatta (non si vede fuori, ma si sente dentro).

E’ un attimo!

Un  attimo irripetibile, struggente, poetico. .

Ma quanta storia ha, in sé, quell’attimo, quanto sudore, quanto valore.

Beato chi sa cogliere il “suo attimo” per viverlo appieno e da quello, poi, ricominciare, senza la supponenza della conquista, ma con tutta la leggerezza della scoperta di sé e delle sue infinite potenzialità.

L’attimo diventa luce e la fierezza lascia il posto ad un agire risoluto e caparbio accompagnato da animo gentile.


La potenza diventa atto e l’intenzione diventa pensiero ed azione.

Chiudiamo gli occhi e vediamo chi è stato per noi motivo di ispirazione, guida, punto di riferimento.

Sono certa che ci verranno alla mente persone che…

-    vivono (o hanno vissuto) apprendendo e condividendo quanto appreso (con umiltà e disponibilità d’animo);
-    pur faticando, hanno costruito ponti ( con la parola e l’azione) e non demolito (con la lamentatio e la colpevolizzazione);
-    pur non avendo  potuto studiare, hanno sempre trovato le parole giuste al momento giusto (risultando convincenti e vincenti);
-    pur essendo sempre in movimento, prendono posizione;
-    pur invisibili per gli altri, diffondono luce.
-    non si chiedono che ruolo abbiano nella società, ma ne sono parte attiva;
-    sono studenti a vita e, superati, i 90 anni fanno progetti per i prossimi 50.


Questo è per me, il fascino discreto della competenza!


E per te?

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